By Domenico Surdo
Qual è il periodo migliore per visitare la Borgogna?
Probabilmente tutto l’anno vista le ricchezze paesaggistiche. Io l’ho visitata a fine estate, tra il fermento nei vigneti durante la vendemmia e la magia delle sue colline ricche di castelli.
In sella alla mia moto ho trascorso una settimana che resterà indelebile tra i miei ricordi. Un percorso culturale ed enogastronomico di qualità tra Chablis e la Route des Grand Cru.
giorno 1
domenica 9 settembre 2018
GIORNO 1 , domenica 09 settembre 2018
Ore 07,00 suona la sveglia, sono solo nel letto, era da tanto tempo che non dormivo più da solo, anzi con l’arrivo di Oliver viviamo un sovraffollamento sotto le lenzuola, dalla sua nascita quattro mesi fa, ha dormito praticamente sempre con me ed Olga, per non parlare dei nostri gatti che stazionano durante la notte in zona piedi. Stanotte no, stanotte sono stato desolatamente da solo, moglie e figlio partiti dai suoceri, gatti latitanti per casa.
Parte delle valigie erano già pronte, non restava che fare una doccia, prendere un caffè e passare gli ultimi 15 minuti a scoprire cosa mi stavo dimenticando. Non porto mai medicine nei miei viaggi, stavolta mi stupisco, antipertensivi, antinfiammatori, antiacidi, Aspirina e Immodium, qualsiasi cosa aggredirà il mio corpo avrò un rimedio mi sono detto, speriamo di non averne bisogno, ma da quando ho superato i 50 anni numerosi acciacchi bussano alla mia porta, manco fossero candidati ad un colloquio di lavoro, troppi comunque.
Apro il garage e lei è li, bellissima pronta per nostro primo appuntamento, nuova, fiammante, siamo all’inizio di un rapporto e si sa, la fase dell’innamoramento è sempre la parte più emozionante, è vero ne ho avute tante ed ho detto le stesse cose a tutte, ma lei è la mia prima “dark lady”.
GS ha tutto quello che può offrire una moto moderna sia in termini di tecnologia che di prestazioni, nel suo look “total black” poi è anche aggressivissima, si così mi piaci! “Vedrai che sarà una vacanza meravigliosa amore!” (perché il vero motociclista parla con la sua moto).
E’ domenica mattina e Perugia è deserta nonostante la bella giornata di settembre. Cielo sereno, meteo rassicurante, si parte! Destinazione Borgogna.
L’idea di un viaggio in questa regione della Francia nasce qualche mese fa, dopo che ho deciso di far coincidere i viaggi di piacere anche con questioni di lavoro, mi spiego, tre anni fa coinvolgo mia sorella Alessandra maitre-sommelier e mia cognata Flavia chef in un progetto che si chiama La Forchetta Bistrot, il progetto si è trasformato in un ristorante e durante questo tempo mi sono sempre più appassionato alla cucina e al buon vino. Troviamo che conoscere personalmente ogni nostro fornitore di materie prime (cibo o vino indistintamente) sia fondamentale come valore aggiunto, conoscere il loro territorio, la loro faccia, la loro storia e filosofia, per poi trasferire il tutto non solo nei piatti e nei bicchieri, ma anche raccontandolo ai nostri clienti durante il loro pranzo o la loro cena.
Detto ciò una regione come la Borgogna mi avrebbe offerto numerosi spunti tra ricette tradizionali locali e produzioni vinicole di altissimo livello, unite a paesaggi mozzafiato e strade divertenti.
Dopo il lungo e stancate tratto autostradale Perugia/Torino 5 ore e mezza per un totale di Km 580 di noia mortale, reso meno pesante dalla musica degli Earh Wind & Fire che esce dalle cuffie del casco, canto anch’io con loro “do you remember the 21st night, of September……” Decido di entrare in Francia dal traforo del Frejus 13 km circa da percorrere a 70 all’ora, totale quindi di 20 claustrofobici minuti.
Entro in Savoia ed è ora di iniziare qualche curva…. Quale miglior occasione del Massiccio della Vanoise e il suo omonimo Parco Nazionale? Via, passiamo dall’assetto Road a quello Dynamic e che divertimento sia!
Finalmente un po di natura e ossigeno per compensare quello che invece mi è mancato all’interno del tunnel, destinazione Chambéry, sarà la prima tappa per il pernotto.
Googolizzo Booking.com per trovare dove passare la notte, parametri fondamentali di scelta: vicino al centro (la sera non ho voglia di rimettermi in sella), wi-fi e garage, poi se ha anche una buona valutazione, un buon prezzo e magari la colazione inclusa, ancora meglio. Prenotazione on-line dell’Hotel Kyriad Chambery Centre in rue de la République.
Arrivo in hotel che sono già le 18,00 la giornata è stata piuttosto faticosa, soprattutto il lungo tratto autostradale, non vedo l’ora di buttarmi sotto la doccia, riposare qualche minuto ed andare a cena. Stanza d’hotel nella norma, pulita, silenziosa e con tutti i confort.
I mezzi di supporto che ho a mia disposizione in questo viaggio sono: un navigatore Garmin, un mega atlante stradale e turistico dell’Europa Centrale di Touring Club Italia, facile da consultare per la sua divisione in quadranti (quelli utilizzati in questo viaggio sono: il 67, il 46 e il 47); una guida Lonely Planet della Francia settentrionale e centrale e naturalmente un Iphon 7 per ricerche veloci sul web. Nonostante tutto l’armamentario decido di chiedere alla signorina della reception se mi consigliava un ristorantino che facesse esclusivamente cucina locale, “oui monsieur, Le Sporting c’est le meuiller” e mi traccia con un evidenziatore, su una mappa del centro, il tragitto da fare. Dopo una prima occhiata concludo che forse era meglio cercare su internet l’indirizzo e azionare il google map, icona percorso a piedi e lasciarmi guidare.
Chambéry al primo impatto è piuttosto gradevole, capoluogo storico della Savoia ricca d’Arte e di Storia, il percorso che mi porta al ristorante passa tra vicoletti pedonali e passaggi stretti e coperti, un labirinto! Anche il mio supporto elettronico mi fa fare qualche giro pindarico. Mi imbatto in una pattuglia di militari con compito di sorveglianza antiterrorismo suppongo, sono in 6, schierati e proseguono in fila indiana 3 da un lato e 3 dall’altro della via, armati di tutto punto, età media forse 19 anni, purtroppo anche chi si fa esplodere in nome di Allah ha quella età…
Oh! Eccomi arrivato al ristorante, carino, con un deoor stretto e lungo tra le case ristrutturate del centro storico, ma fitto di vegetazione. La signorina che mi viene incontro mi fa accomodare in un piccolo tavolino, classico dei bistrot, mi lascio consigliare il loro piatto di punta, La Tartiflette, non so cosa sia ma il nome mi ispira. Come entrée mi porta un piccolo tagliere con un salamino locale e un pezzo di formaggio di capra, pane buonissimo, vino un Bordeaux, vabbè ancora non sono in Borgogna, facciamo sto strappo.
Arriva la Tartiflette, un enorme pirofila di coccio con patate, cipolle, pancetta e formaggio reblochon, gustosissima ma piuttosto pesante. Neanche il tempo di finire la cena e bere ancora un bicchiere di vino, sento “plon plon pitipo plon plon” videochiamata su whatsapp di mia moglie, “ciao amore come state tu e il bimbo?” “bene ci manchi, il viaggio tutto ok? Aspetta che metto le cuffie a Oliver così sente la tua voce” beh vedere tuo figlio che ti sorride anche a distanza è una grossa emozione, “amore ma mi sembra che ha meno capelli” “si sta facendo la muta, gli è rimasto un ciuffo sopra la fronte esattamente dove invece mancano a te” scoppiamo a ridere entrambi, in effetti abbiamo un puzzle scomposto in testa.
E’ tempo di andare a dormire, compio il percorso a ritroso ma nel frattempo invio qualche foto del piatto e del vino a mia sorella, “prendi appunti!”.
Tartiflette | Bordeaux | Earh Wind & Fire | |||
Chambery | Hotel Kyriad Chambery Centre |
giorno 2
lunedì 10 settembre 2018
GIORNO 2 , lunedì 10 settembre 2018
Le colazioni continentali a buffet degli hotel mettono a dura prova l’equilibrio di una persona che generalmente nella sua quotidianità sa controllarsi, nonostante sentissi ancora il peso del pasto di ieri sera, cedo alle lusinghe di una tavola imbandita stile Villaggio Valtur, di tutto e di più. Mi ritrovo seduto con davanti tre piatti colmi di uova strapazzate e bacon, fagioli e funghi champignon, salame, prosciutto, camembert, poi, croissant, crepe susette, eclair, succo d’acero e marmellata, si avvicina la cameriera “quelque chose à boire?” si un birrozzo ci vorrebbe pensai “un capuccino s’il vous plait” mi sentivo Aldo Baio quando mangiava la peperonata alle 8 del mattino “a mezzogiorno topi morti?”. Per fortuna mi sono portato il Riopan compresse masticabili.
Il pensiero va a Piero, lui si che è imbattibile, il Re delle colazioni, riesce a ingurgitare alla velocità della luce qualunque cosa trova a tiro, ha un metabolismo fenomenale, perché comunque riesce a mantenere un fisico perfetto.
Piero è un caro amico motociclista con cui ho condiviso già diversi viaggi negli ultimi anni, è un uomo di sani principi e rigidi valori, a volte con la sua comicità fuori dagli schemi è davvero divertente. Doveva essere con me in questo viaggio, ma i problemi familiari dell’ultimo minuto giustamente sono in cima alle priorità.
Meta di oggi è Dijon che si trova nel Dipartimento della Cote d’Or (abbreviazione di Costa Orientale), dovrò percorrere circa 280 km verso Nord, tragitto rigorosamente su strade secondarie. Uscendo da Chambéry costeggio tutta la riva Est del Lago du Bourget, consultando l’atlante TCI capisco che per il tipo di guida e paesaggio devo seguire le strade contrassegnate dalla D che identifica le routes départementales che corrispondono alle nostre strade regionali, a due corsie e molto tortuose.
Finalmente il cartello Lons-le-Saunier mi da il benvenuto in Borgogna nell’area degli Jura, quasi al confine con la Svizzera, queste strade in mezzo ai boschi mi danno una bellissima sensazione di benessere, anche oggi il sole rende tutto più lucente e nel casco echeggia Saint-Germain con “so flute” dall’album Tourist.
Mi fermo a fare qualche foto con la Nikon d5200 di mia moglie, mi ricordo che quando gliela regalai un paio di anni fa costò più l’obiettivo che la macchina stessa, oggi capisco il perché. Qualche scatto lo faccio anche con l’iphon così posso subito girarlo con whatsapp alla chat del Motorrad Club Umbria “Buon viaggio” qualcuno scrive, si davvero un bel viaggio! Ho sempre amato la Francia, negli ultimi 25 anni sono sempre tornato con frequenza, adoro la loro cucina, i loro vini, il loro stile di vita, ma soprattutto la lingua, da piccolo ero innamorato di Jacqueline Bisset, con l’avvento della tecnologia e quindi l’utilizzo di internet ero riuscito anche a scaricare qualche suo film in lingua originale, beh…. Fantastica!
Dijon è vicina, è arrivato il momento di consultare Booking. Bene! Stasera dormirò all’Hotel Victor Hugo in Rue des Fleurs, suite e parcheggio privato in offerta. In effetti arrivo intorno alle 16,00 ho il tempo di recuperare un po le forze e la suite è davvero accogliente, mi ci vuole una vasca piena di schiuma e addormentarmi per un’oretta.
Ore 19,00 inizia il tour del Centro storico di Dijon: la Cathédrale Saint-Bénigne, l’Eglise Notre-Dame, le Jardin de l’Arquebuse, ad un certo punto arrivo davanti l’entrata dei Ristorante di William Frachot 2 stelle Michelin 2018, c’è il Menù esposto, whatsappo subito con mia sorella “interessanti le portate, entra e fatti questa esperienza” , No Ale, stasera non l’apprezzerei, ho ancora il mercato della Vucciria nello stomaco, ogni tanto mi si ripropone qualche champignon della colazione, stasera devo mangiare leggero.
Il Centro di Dijon è davvero vivo e pieno di gente, turisti, studenti stranieri, atleti per non so quale manifestazione, un caos per le vie insomma.
Consulto Lonely Planet e tra i locali consigliati, risalta “Chez Nous” plat du jour € 10, arrivo sul posto e c’è un piccolo party privato con il 50% dei partecipanti già ubriaco, decido allora di superare il bellissimo mercato coperto che troneggia in questa piazza e arrivo davanti a “Les 3 Bures” Rue Banellier, bistrot carino con tavolini all’aperto. Mi accomodo e accanto a me due vecchiette di 65/70 anni l’una, mi sorridono, alzano il bicchiere e brindano alla mia salute, Minchia che conquista! Sono messo bene se ste due uscite da Jurassic Park mi hanno preso di mira, rispondo con un sorriso ma elegantemente giro la sedia e penso ad ordinare la cena. Proprio per mantenermi leggero ho preso Le boeuf bourguignon un grande classico della cucina francese, reso famoso nel mondo dai libri scritti da Julia Child, prima però un assaggio della loro famosa mostarda locale ed un incredibile burro alle cipolle, una bottiglia di pinot noir Coteaux-Bourguignons 2015 accompagnerà il mio pasto.
Alzatomi da tavola un po “alticcio”, non vi nascondo che il ritorno in albergo è stato tortuoso e lunghissimo, chissà quante volte avrò sbagliato strada e durante il tragitto: “plon plon pitipo plon plon” “ciao amore ti chiamo io tra 10 minuti, il tempo di arrivare in stanza”, ma arrivato in albergo ovviamente mi sono addormentato in 1,2,3 secondi…….
Boeuf Bourguignon | Pinot Noir | So Flute | |||
Dijon | Hotel Victor Hugo |
giorno 3
martedì 11 settembre 2018
GIORNO 3 , martedì 11 settembre 2018
Oggi niente colazione in hotel, preferisco fare due passi in centro prima di partire e prendere un croissant ed un caffè, stop.
In programma ho la prima parte della famosa Route des Grand Crue (55km circa di itinerario enologico), seguirò tutte le strade secondarie a ovest della N74. La parte nord si chiama Cote de Nuits, comincia da Gevrey-Chambertin ma già uscendo faticosamente da Dijon (decine e decine di interminabili semafori) si può iniziare a percorrere da Marsannay La-Cote. UNO SPETTACOLO! Sul lato destro ci sono le colline con interminabili distese di vigneti, siamo nel pieno della vendemmia e uomini e donne di tutte l’età sono all’opera per la raccolta, mezzi agricoli sbucano da ogni vicolo, il profumo di mosto pervade nell’aria, dicono che in questa zona ad ogni porta viva un vignaiolo, i numerosi borghi che si incontrano sono tutti in pietra, le case curatissime dall’esterno, hanno grandi portali in legno e fiori ad ogni davanzale, svettano campanili, torrette e castelli, sono letteralmente rapito.
Per saperne un po di più decido di visitare il Chateau du Clos de Vougeot un elegantissimo castello tra i vigneti con all’interno anche una sala di proiezione, un documentario ripercorre la storia del territorio. Tutto quest’area nei secoli scorsi (tra il 600 e il 1100) era in mano a delle comunità religiose, erano proprio i monaci che curavano e trasformavano i vigneti, c’erano abbazie dovunque, nacquero i “cru” cioè i migliori appezzamenti qualitativi (oggi si chiamano particelle), ma nel XVIII secolo, dopo la rivoluzione francese il popolo li confiscò per ridistribuirli ai contadini locali, che tramandandoli da padre in figlio, oggi sono diventati imperi produttivi di altissima qualità di pinot nero, si perché la Cote de Nuits è caratterizzata per la produzione di questo vino rosso, piccoli grappoli con piccoli acini.
Anche la nostra famiglia ha una casa in campagna a Salemi in Sicilia, in contrada Pusillesi, la casa dei nonni era il posto dove con una decina di cuginetti andavamo a passare l’estate, eravamo davvero tanti, mio padre aveva due fratelli e tre sorelle e negli anni sessanta si sfornavano figli a go-go, l’Italia viveva un boom economico che adesso è solo un antico ricordo, i nostri figli sono destinati alla solitudine dei numeri primi. La casa domina una collina totalmente coltivata a vigne, mille avventure questo nugolo di bambini si inventavano per giocare all’aperto, dal nascondino alle battaglie con le spade fatte incrociando due legni, insomma quei vigneti diventavano uno scenario perfetto e forse oggi io e mia sorella l’amore per il vino ce lo portiamo dietro perché ancorato a quel luogo.
Mi fermo a pranzo al “La Toute Petite Auberge” a Vosne Romanee, chiaramente bevo un bicchiere dell’omonima cantina, annata 2016 e mi gusto un piatto di souricette de porc (filetto di maiale). Ristorante elegante e conto nella norma.
Il secondo tratto della Route des Grand Crue cioè la Cote de Baune la riservo per il penultimo giorno del viaggio in virtù di appuntamenti in cantine già prefissati.
Decido quindi di puntare a Nord ed entrare nel Parc Naturel Regional du Morvan, ma prima faccio tappa a Chateauneuf un piccolo borgo medievale di soli 88 abitanti, tenuto come una chicca, con il suo omonimo Castello che troneggia su una collina che fungeva da avamposto di avvistamento militare, beh la sosta al fresco per consumare una granita ci vuole in questa giornata torrida.
L’assetto di marcia della mia GS è ormai stabilmente impostato su Dinamyc ed il percorso che mi porta fino al Parc du Morvan è assolutamente coerente, dentro il parco le strade sono ancora più divertenti. Ho deciso! Stanotte resto in mezzo la natura! Nel casco la magia è resa perfetta dagli Zero 7 “in the waithing line”. Raggiungo Saint Agnan, sono in mezzo alla foresta in riva ad un lago argenteo, reso brillante dal tramonto, si stasera mi fermo qui! Su booking prenoto un b&b “La Maison du Lac” una graziosa villetta , la proprietaria ha un piede ingessato e mi accoglie saltellando, mi scappa un sorriso ma faccio subito la faccia da circostanza, la mia camera è una mansarda al piano superiore e per ovvi motivi me la devo andare a cercare da solo. Non vedo l’ora di spogliarmi, indossare il costume e tuffarmi nel lago. Alle 18.00 c’è solo un windserfista che non credo sia stia divertendo molto visto che non tira un filo di vento, ma il paesaggio è unico e i colori sono magici. Rientrando mi rendo conto che per andare a mangiare nell’unico ristorantino devo attraversare un sentiero di 2km nel bosco, l’andata non mi preoccupa perché verso le 20,00 ancora c’è un po di luce, ma il ritorno già mi mette ansia. Quando mi accomodo a “La Vieille du Lac” la cameriera che mi accoglie mi ricorda molto Sophie Marceau al Tempo delle Mele 2 cioè non più ragazzina, un bel sorriso, due occhi ammalianti, le faccio ripetere due volte la spiegazione del menù solo per godere della musicalità della sua voce. La cena di stasera sarà soltanto una salade de chevre ed un’ardoise con 2 tipi di formaggi molli, un bicchiere di Cremant ed uno di Saint Véran, relax totale.
Stasera la videochiamata la faccio io ad Olga “ciao amore” “amo accendi la luce perché non ti vedo” “ma quale luce, sono in mezzo ad un bosco, sto tornando al b&b, tienimi compagnia che qua se mi spunta qualche cinghiale almeno con la tua voce lo fai scappare” “ahahah simpatico” 2 km al semi buio sono tanti, ma arrivo alla meta sano e salvo anche se con la felpa rossa con cappuccio sembravo il protagonista di una fiaba, in effetti al b&b c’era anche una nonna zoppa ad aspettarmi, mi mancava solo il panierino.
Souricette de Porc | Cremant de Bourgoign | Sain Veran | |||
In the Waiting line | Parc du Morvan | La Maison du Lac |
giorno 4
mercoledì 12 settembre 2018
GIORNO 4 , mercoledì 12 settembre 2018
La silenziosa ingessata mi ha preparato davvero un buon petit dejuner, le marmellate fatte in casa erano deliziose con la baguette calda. Oggi si continua a salire a Nord, tra 70km sarò a Chablis il paese che ha dato il nome ai grandi vini bianchi di uva chardonnay e qui iniziano i miei contatti con i produttori per arricchire la cantina del mio ristorante.
Anche Chablis è un intricato dedalo di Demaine, Cave, Maison du vin, Caveau de dégustation scegliere è difficile e quindi mi lascio guidare dall’istinto. Entro da “Maison Camu Fils VII génération depuis 1850” e sti cazzi! Mi accoglie Nathalie, mi presento e le spiego cosa cerco e soprattutto se a livello burocratico potevano procedere con l’esportazione in Italia, per tutta risposta con un gran sorriso mi deve aver detto qualcosa che suonava come “non ci sono problemi, tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio”, tutto il Mondo è paese pensai. Dopo aver assaggiato una dozzina di varietà e annate, scelgo del Petit Chablis médaille d’Or au concours des Burgondia 2016, del Chablis “Vieille Vigne” médaille d’Or au concours Gilbert & Gaillard 2016 e Chablis Premier Crue Beauroy 2017.
Posto una foto dei miei acquisti sulla chat del moto club, l’affezionato Giuseppe mi risponde subito “non vedo l’ora di venire a provarli al tuo ritorno” mentre Rita mi gira un articolo scaricato da internet che mette in guardia sull’abuso delle ultime produzioni di Chablis, consulto tutto sto papello con curiosità e quando arrivo alla fine leggo che è una provocazione datata 2013, minchia attuale come un Iphone 3!
Salutata Nathalie mi fermo a pranzo al Restaurant le Syracuse rue du Maréchal de Lattre de Tassigny 19 tavoli all’aperto sotto un pergolato, come non prendere il piatto locale? La jambon au Chablis , ristorante piacevole e con buon rapporto qualità/prezzo.
Punto ancora a Nord destinazione Tonnerre, spero di passare la notte li perché domani ho un appuntamento a Epineuil che dista solo pochissimi chilometri, ma una volta arrivato il paese non mi entusiasma, a soli 60km ancora più a Nord c’è Troyes nella zona dello Champagne! Quindi con l’iniezione di energia di Jamiroquai in cuffia “Space Cawboy classic remix di David Morales” si parte a manetta!
Stavolta trovo solo in periferia una camera in b&b “Maison a partager” rue Alsace Lorraine 1, la madame per accogliere la mia moto all’interno del suo giardino privato è costretta a parcheggiare la sua auto in strada, un po mi mette a disagio questa cosa, entriamo ed il soggiorno non è il massimo dell’ordine, su un divano un giovane ragazzo autistico mi scruta con sospetto, mentre la figlia dodicenne truccata di tutto punto e in pantaloni di pelle attillati mi da il benvenuto in inglese, “en français c’est bien, merci” le rispondo. La mia camera è molto spartana, ok tanto ci devo solo dormire, doccia e subito in centro!
Troyes è una sorpresa, è bellissima, nella mia passeggiata mi imbatto in numerose ed incantevoli chiese gotiche, tutte le case del centro sono in graticcio, uno scenario da film, mi aspetto di incontrare da un momento all’altro Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan, c’è gente dovunque, tutti i tavolini all’aperto dei vari bistrot sono stracolmi. Consulto TripAdvisor per scegliere dove cenare, il più blasonato, il più ricercato, il più centrale e con tavolini all’aperto è “L’Annexe Tout Simplement” place Alexandre Israel 25, mi fanno accomodare in un bel tavolo che domina il via vai della piazza. La specialità della casa sono dei crostini “schietti” che in siciliano significa non conditi, a cui si abbinano circa una dozzina di creme diverse, “oui tres bien et après une Caesar Salad, merci” da bere naturalmente un bicchiere di Champagne.
Crostini buonissimi, ma quando mi arriva la Caesar Salad noto che manca la pancetta croccante che io adoro, mmmmmm che faccio glielo dico? Magari ricordo male, googolizzo per conferma, in effetti nella ricetta originale la pancetta croccante non c’è, “può essere aggiunta comunque (si legge) come suggerimento per rendere più ricco e gustoso il piatto”, ma tra gli ingredienti fondamentali c’è l’uovo nella ricetta tradizionale, qui non c’è nemmeno quello…. mmmmmm vabbè lasciamo stare.
Mi sono sentito per un momento il prototipo del cliente che non vorresti mai nel tuo ristorante, quindi ho subito rimosso quel pensiero da “so tutto io” e mi sono continuato a godere la serata.
Rientrando al b&b la madame mi offre il bicchiere della staffa, una sorta di caffè sport Borghetti, ok forse è meglio andare a dormire…..
Jambon-au-Chablis | Champagne | Space Cowboy | |||
Troyes |
giorno 5
giovedì 13 settembre 2018
GIORNO 5 giovedì 13 settembre 2018
Ore 07,00 mi sveglia il trambusto della padrona di casa, preparo il bagaglio e scendo per la colazione, 2 fette biscottate e una marmellata industriale, una tazza enorme di caffè lunghissimo “une fourchette Madame que cherche il Polpo…….” La donna mi spiega che il marito l’ha abbandonata e lei tira avanti con difficoltà, un figlio autistico e una figlia dodicenne che avrebbe bisogno di una raddrizzata, in quel momento la ragazzina spunta vestita da discoteca e lo zainetto per andare a scuola, capelli stile Madonna in “cercasi Susan disperatamente” , che tristezza, abbraccio la signora con un po di compassione, ma è arrivato il momento di salutare e iniziare la discesa verso Sud.
Nel casco ascolto ancora le note di “Moi Lolita” di Alizee , l’arrivo a Epineuil è imminente. Gli appuntamenti dall’Italia me li ha presi Massimo. Ho conosciuto Massimo tre anni fa in occasione dell’apertura del ristorante , ha un’agenzia di rappresentanza di vini in Umbria, capello lungo biondo, ben vestito, elegante nelle movenze ed un eloquio sempre pacato, sicuramente per chi non lo conosce da l’impressione di uno che se la tira, invece è una splendida persona, in questi anni abbiamo iniziato a frequentarci anche fuori dal contesto lavorativo e siamo diventati buoni amici, stima e rispetto reciproco ci uniscono ogni giorno di più, tant’è che l’ho scelto come Padrino al battesimo di mio figlio.
La Cantina di Dominique Gruhier è Domaine de l’Abbaye du Petit Quincy a Epineuil, al mio arrivo sono tutti impegnati nella vendemmia e la Cantina è operosa, Dominique mi accoglie con un abbraccio, come un vecchio amico e orgoglioso inizia a farmi visitare la sua bellissima casa di campagna con annessa cantina. Le colline dei suoi vigneti sono piuttosto singolari perché sono esattamente al confine tra terreni a Chablis quindi di Chardonnay e quelli dello Champagne con prevalenza Pinot noir con risultato una produzione di vini davvero unici. Il giro con la jeep tra i vigneti è piuttosto movimentato, nella parte a valle mi sentivo alla Parigi-Dakar, mentre nella parte sulle colline su un tagadà, per fortuna non ho fatto prima la degustazione….tornati in cantina mi fa assaggiare tutta la produzione, scelgo un Bougogne Couvée Juliette 2015 e un Cremant Gruhier 2015. Un ultimo abbraccio ed un arrivederci in Italia con Dominique.
Si prosegue verso Sud, stasera dormirò nuovamente a Dijon, ma dopo tutto questo vino degustato mi è venuta fame, mi fermo a Montbard in una classica trattoria da camionisti, tavolate uniche e panche in comunità, gli avventori sono di tutti i tipi, operai, camionisti, colletti bianchi ed un motociclista adesso. Non puoi scegliere cosa mangiare, c’è solo le menù du jour cioè spezzatino con purè e accanto tagliatelle scotte in bianco, crème brulée e per finire caffè, mancava l’erutto finale e la grattatina ai gioielli stile “Vito Catozzo”.
Riprendo il viaggio in direzione di Dijon, già sudo freddo al pensiero degli interminabili semafori che dovrò sorbirmi. Su Booking ho trovato una camera in b&b che dalle foto sembra molto graziosa, è appena fuori il cento storico in Rue Ranfer de Bretenières 6, orario previsto di arrivo e comunicato via mail ore 16,00. Puntuale suono al campanello di Madame Colin, silenzio….. allora chiamo al numero di cellulare,”ah oui monsieur Domenico, je suis chez le coiffeur, j’arrive a 18,30” COSA???? Il mio disappunto è probabilmente amplificato dal tono della voce che uso con lei rimarcando la spiacevole sorpresa “je suis fatigué et sa absence n’est pas professionnelle!”, dopo 5 minuti mi richiama dicendo che arriva suo fratello che ha il doppione delle chiavi ad aprirmi. Forse sono stato troppo brusco, ma cazzo sai che arriva un ospite che ha già pagato via mail ad un orario prestabilito e tu te ne vai dal parrucchiere? Mi ricorda qualcuno……..
Il tizio mi apre, faccio una doccia, riposo un’oretta e decido di andare in centro a comprare un paio di regali per Olga e Oliver prima che chiudono i negozi. Alle 19,00 ritorno a casa di Madame Colin, per strada rubo una gerbera rossa da un’aiuola pubblica (les italiens….) suono e mi apre una signora di 60 anni con un’acconciatura tipo Moira Orfei, le faccio un sorriso e le chiedo scusa per essere stato sgarbato al telefono e le porgo la gerbera, manco farlo apposta il rosso è il suo colore preferito e mi fa accomodare in cucina dove è tutto in tinta, dai piccoli elettrodomestici alle sedie, dal frigorifero al lampadario, tutto scarlatto! La mia gerbera trova subito collocazione in un improvvisato vasetto. Bene! Il kalumet della pace ha funzionato.
E’ un bellissimo appartamento e la mia camera davvero confortevole, un arredamento tra il moderno e il classico, l’unica cosa inquietante è una grossa maschera di Batman appesa di fronte al mio letto. Rimossa, domattina gliela riappendo.
Ormai in città mi muovo con disinvoltura, la guida Lonely Planet mi consiglia un ottimo locale con cucina della Borgogna “Chez le Bougnat” in rue Berbisey 53 il proprietario leggo che è un ex sceneggiatore televisivo con la passione per i fornelli, dev’essere davvero interessante. Ma quando arrivo trovo che è chiuso per ferie, peccato. Percorro tutta la via che brulica di ristorantini e bistrot, mi cade l’occhio su un posto pieno di gente vestita strana, super colorata, sarà una festa ho pensato, è al numero 69 e si chiama “Le Shanti” è un ristorante indiano vegetariano. Mi prendo di coraggio ed entro, sono tutti allegri e sorridenti, il cameriere che mi accoglie ha un turbante in testa e barba lunga, mi prende per mano e mi spinge in un salotto pieno di cuscinoni e tappeti, mi invita a togliermi le scarpe e ad accomodarmi in mezzo a tutte le persone già presenti, il posto ha un’aria positiva. Una musica proviene da un seminterrato adiacente al mio salottino, una nenia ripetitiva, ascolto con attenzione e mi accorgo che…..”hare krishna, hare krishna, hare hare, hare krishna” dopo 5 minuti hai già le palle quanto un cannone, ma la gente continuava a sorridere e le donne ad agitare tutte le dita smaltate dei piedi, un feticista sarebbe andato in tilt. Speriamo che nessuno mi dipinga il bollino rosso in fronte! Mi accontento di mangiare un hamburger di tofu e verdure varie con spezie di tutti i tipi, da bere un succo di kiwi e mela. Nel complesso esperienza gradevole, speravo solo che uscendo non mettevo le adidas di qualcun altro.
Rientrato nella mia camera di Casa Colin ritrovo la maschera di Batman appesa allo specchio “ma non l’avevo messa sotto il letto?” o il supereroe si è mosso autonomamente o la Madame l’ha rimesso a posto pensando che fosse caduto, questa volta lo chiudo a chiave nell’armadio, vediamo che si inventa per uscire stavolta.
Andouillette | Moi Lolita | ||||
giorno 6
venerdì 14 settembre 2018
GIORNO 6 venerdì 14 settembre 2018
Stamattina ripercorro la Cote de Nuits ma stavolta velocemente, perchè la meta della Route des Grands Cru di oggi è la parte Sud, cioè la Cote de Beaune.
Arrivo a Beaune in mattinata, giusto il tempo per una bella passeggiata in centro e fare colazione in un grazioso bar con tavolini all’aperto, sono davvero fortunato con il Meteo in questo viaggio, sempre sole e temperature miti.
Ore 11,00 è arrivato il momento del secondo appuntamento fissatomi da Massimo: “Domaine Chanson Père et Fils” in rue Paul Chanson 10 (hanno pure la via con il loro nome….) a Baune, produttori dal 1750. Mi accoglie mademoiselle Rebecca Lupton e mi fa accomodare nel loro elegantissimo Caveau dove mi racconta la storia della Cantina mentre prepara il percorso di degustazione. Sono proprietari di diverse particelle lungo la Cote de Baune, da Santenay a Pernand-Vergelesses, tutte zone che producono Grands Crus e Premier Crus. Bene dopo aver aperto e scelto 6 bottiglie di fantastici bianchi e 6 bottiglie di meravigliosi pinot noir, sono convinto che nel mio Ristorante di Perugia, mia sorella farà degli ottimi abbinamenti con i menù di Chef Flavia. Grazie Massimo!
Mi rimetto in moto ed arrivato a Volnay mi fermo a pranzare in un piccolo ristorantino nascosto tra le viuzze “L’Agastache” in rue de la Cave 1, oggi propone solo un menù unico, ok mi lascio coccolare, si inizia con “crème de courgette” a seguire “Cour d’èpaule de porc de montagne” e per finire “crème brulée vanille”. Bravi! Conduzione familiare, moglie in saletta e marito in cucina, meritano una mia bella recensione su TripAdvisor.
Purtroppo la mia permanenza in Borgogna volge al termine, e dopo aver visitato i meravigliosi villaggi di Chassagne-Montrachet e Puligny-Montrachet mi dirigo verso la Regione del Rodano, meta Grenoble.
Devo percorrere circa 260 Km e in cuffia echeggia “Sunny” di Bobby Hebb, mille pensieri mi affollano la mente durante il tragitto, il ritorno verso casa inevitabilmente mi ricorda gli impegni di lavoro che troverò a Perugia, ma ho ancora un giorno tutto per me e quindi distraiamoci….. ho notato che spesso durante questo viaggio in solitaria penso al “plurale” cioè siamo io e la mia coscienza a condividere le emozioni, spero solo che non mi venga la sindrome da “Mago Otelma”.
A Grenoble ho preso una stanza presso “Appartea Alpexpo” rue Maurice Dodero 41, la prima impressione è di una città molto moderna, il mio hotel è in un’area congressuale con Hotel dovunque, mi viene assegnato un vero e proprio appartamento al settimo piano, con più camere e cucina. Mi rilasso un po e poi vado alla scoperta di questa inaspettata città.
I collegamenti sono tutti affidati ad una efficiente e modernissima tramvia, la mappa di intersecazione delle linee è piuttosto semplice ed intuitiva (se sopravvivi al dedalo della Metro di Londra tutto il resto ti sembra più facile). Il centro di Grenoble è quello di una classica città nord europea, grandi spazi e magazzini commerciali ovunque. Apro TripAdvisor per scegliere il ristorante di stasera, ok trovato, mangerò “all’Ardoise” rue de Miribel 2 , tavolini all’aperto, strapieno di gente, wow!
Il mio tavolino è in una posizione strategica, domina sia il passaggio della via pedonale che il resto dei tavoli del ristorante, bene stasera farò l’osservatore e ascolterò i fatti degli altri. Ordino un tagliere misto di
salumi della regione e come seconda uscita un piatto dal nome affascinante anche se non so di che cosa si tratta: “Andouillette”, per sicurezza chiedo al cameriere “excuse moi, qu’est que est l’Andouillette?” “un saussisson monsieur” ah ok proviamo sto salsiccione locale, con un calice di bordeaux. Il tagliere è una vera delusione, tre fettine di salame, uno e dico un cetriolino di 2 cm e una dico una cipollina di 1 cm…… vabbè mi rifarò con il mirabolante “salsicciotto”. Il cameriere mi porge un piatto enorme con delle patate al forno affogate in una delle solite salse francesi e già mi piace, accanto l’andouillette (un salsiccione dal diametro di almeno 4cm), alla prima fetta escono frattaglie non ben definite, il mio stupore è visibile ai commensali vicini, decido che forse è ora di leggere su google che cos’è sta Andouillette, “dicesi Andouillette un salsiccione ripieno di componenti dell’apparato digerente del maiale” Minchia! Svengo! Uno schifitignoso come me mai e poi mai avrebbe ordinato una cosa del genere, purtroppo è un mio limite, quando vivevo a Firenze spesso mi capitava di vedere un classico dello street food locale “panino al lampredotto” e mi giravo dall’altra parte, per non parlare a Palermo del famoso “pane ca meusa”. Ok mi mangio solo le patate….. tutto bene non poteva andare, peccato perchè vedendo con che voracità il signore accanto al mio tavolo se lo sta gustando, probabilmente è davvero una prelibatezza; comunque meglio una cena rovinata che un guasto alla moto.
Cour d’èpaule de porc | Chablis | Sunny | |||
Grenoble |
giorno 7
sabato 15 settembre 2018
GIORNO 7 sabato 15 settembre 2018
Ultimo giorno in Francia, perché rinunciare ad un po’ di divertimento prima di affrontare il lungo percorso dell’autostrada che dal Piemonte mi riporterà in Umbria? Quindi percorrerò la parte montana dell’Alta Provenza, prima tappa Briancon, curve divertenti e panorami alpini che danno gioa all’anima e agli occhi.
Un caffè al Sestriere e Les deux Alpes sono già alle spalle. Mi fermo a pranzare a “La Cioca” in via Nazionale 11 fraz. Balma, Roure (TO) il posto merita una menzione speciale perché mi hanno servito un piatto memorabile “le Calhettes” burro e salvia, è un piatto tipico della Alta Valsusa, si tratta di grossi gnocchi (simili ai canederli) caratterizzati dall’uso nell’impasto di patate grattugiate a crudo, cipolle, formaggio, uova, farina, salame cotto e ortiche, accompagnato da un bel bicchiere di nebbiolo. Ottimo!
Ormai sono in autostrada, inevitabilmente torno all’asseto “road” fra qualche ora il mio bellissimo viaggio finirà, mi tiene compagnia la musica di George Benson “Give me the night”.
Richiudo con malinconia il garage, “brava Dark Lady non mi hai deluso”. Passo il vialetto di casa con ancora tutte le emozioni di questi 7gg, Olga e Oliver sono ancora all’estero, apro la porta e accendo la luce Luna e Sirio fanno capolino da dietro il divano e mi danno il bentornato con un caloroso “miao”, stanotte non dormirò da solo!
Calhettes Burro e Salvia | Nebbiolo | Give Me The Night | |||